Il Ginkgo Biloba è un albero di origine antichissima che molto spesso si incontra nei viali delle città italiane e responsabile dell’odore marcescente che contraddistingue il suo periodo riproduttivo. Il nome Ginkgo deriva probabilmente da un’erronea trascrizione del nome giapponese ginkyō, “albicocca d’argento”, ed è stato attribuito alla specie dal famoso botanico Carlo Linneo nel 1771, all’atto della sua prima pubblicazione botanica. L’epiteto della specie (biloba) deriva invece dal latino bis e lobus (due lobi), con riferimento alla divisione in due lobi delle foglie, a forma di ventaglio. La foglia è il simbolo della città di Tokyo.
Il Ginkgo biloba si presenta come un albero di grosse dimensioni, potendo raggiungere e talvolta superare i 30m di altezza. Il fusto è legnoso e si ancora al terreno grazie ad un profondo e ben sviluppato apparato radicale.
Le foglie sono uno dei tratti distintivi di questa pianta, presentando una forma e una venatura uniche tra le piante a seme. Ginkgo biloba presenta infatti due tipologie di foglie: alcune sono triangolari, con la base opposta al picciolo rotondeggiante e con i margini ondulati; le altre sono flabellate, simili a quelle triangolari ma con un’incisura profonda sul margine opposto al picciolo, incisura che divide la pagina fogliare in due lobi (da cui l’epiteto biloba della specie).
Le foglie triangolari si trovano sui rami corti, ossia rami a crescita lenta in cui la distanza tra ciascuna foglia è ridotta; ciò deriva dal fatto che i nodi (i punti in cui si sviluppano le gemme) sono molto ravvicinati tra loro. La particolarità dei rami corti è che gli organi riproduttivi si formano proprio su di essi. Le foglie flabellate, al contrario, si sviluppano sui rami lunghi, che invece hanno una distanza internodale maggiore e non portano elementi fertili.
In risposta alla ridotta esposizione alla luce, alle temperature più fredde e ad altri fattori abiotici, le foglie in autunno ingialliscono. La clorofilla è infatti metabolizzata, rendendo di conseguenza evidenti i pigmenti secondari della foglia, in questo caso le xantofille, che producono un tipico colore giallo accesso. Una volta privata della clorofilla, la foglia risulta inutile alla pianta; alla base del picciolo si sviluppa uno strato cellulare che separa la foglia dal ramo provocando la caduta della stessa dalla pianta.
Essendo il ginkgo una conifera (Gymnospermae), è curioso come questa pianta possieda una struttura fogliare a superficie ampia, dato che la maggior parte delle conifere presentano delle foglie aghiformi (come il pino e l’abete). Non solo la forma, ma anche la nervatura è un tratto caratteristico di queste foglie. Nel picciolo, ossia la struttura che attacca la foglia al ramo, entrano due venature che si biforcano sequenzialmente (dicotomicamente) fino a ricoprire l’intera pagina fogliare. Non sono presenti, tuttavia, interconnessioni tra nervature adiacenti: la foglia è quindi parallelinervia.
La strategia e le strutture riproduttive di Ginkgo biloba meritano di essere approfondite per la loro particolarità. Ginkgo biloba è una specie dioica, ossia presenta individui con soli organi maschili e altri con soli organi femminili.
Le piante di sesso maschile producono dei coni, le tipiche strutture riproduttive delle gimnosperme. Il polline di cui sono ricchi è contenuto in microsporangi esposti all’aria e viene trasportato dal vento: Ginkgo biloba è dunque una specie che sfrutta l’impollinazione anemofila, la quale avviene tipicamente in primavera.
Le piante di sesso femminile producono invece ovuli contenuti in strutture singole, dette strobili. Gli strobili, a seguito dell’impollinazione, assumono un aspetto carnoso, simile a quello di un frutto (che è però un organo esclusivo delle angiosperme!). La struttura carnosa che avvolge gli ovuli di Ginkgo biloba è detta sarcotesta e a maturità contiene acido butirrico, la molecola responsabile dello sgradevole odore che si sente in autunno attorno a queste piante (e che si trova non a caso anche nel vomito e nei formaggi stagionati).
Solo dopo che il polline, contenente i gameti maschili, è stato trasportato dal vento sui coni femminili, la fecondazione (ossia l’unione del gamete femminile con quello maschile) può avvenire. Una grande peculiarità di Ginkgo biloba è che la fecondazione avviene a terra. Nelle altre gimnosperme, infatti, la fecondazione avviene nei coni femminili portati dalla pianta, mentre in Ginkgo biloba la fecondazione avviene in autunno, quando i coni carnosi femminili si staccano dalla pianta o poco prima della caduta.
Il Ginkgo biloba è una conifera, l’unica specie vivente del genere Ginkgo, della famiglia Ginkgoaceae, dell’ordine Ginkgoales e della classe Ginkgoopsida. Durante il Mesozoico (250-65 milioni di anni fa), un’era che ha visto anche la grande diversificazione dei dinosauri, la famiglia delle ginkgofite era estremamente diffusa; oggi, però, sopravvive solo Ginkgo biloba, con ancora le sue caratteristiche ancestrali e pressoché immutate da centinaia di milioni di anni fa. Questa collocazione temporale è stata possibile grazie al rinvenimento di alcuni fossili di ginkgofite databili appunto al Mesozoico.
Dopo le due atomiche che hanno distrutto Hiroshima il 6 agosto del 1945 e Nagasaki il 9 agosto, Harold Jacobsen, scienziato del Manhattan Project sostenne che i luoghi colpiti sarebbero rimasti senza forme di vita per 75 anni. Ma la natura è sorprendente: già nella primavera successiva iniziarono a spuntare dei germogli ad alberi - sia a Hiroshima che a Nagasaki - che si trovavano a circa 2 chilometri dall'epicentro dell'esplosione.
«Uno studio degli anni '70 riportava addirittura di alberi sopravvissuti in un raggio di 500 metri dall'epicentro, un fatto straordinario perché si pensava che all'interno di quell'area non potesse sopravvivere nulla».
Adesso quei Ginkgo Biloba sono registrati ufficialmente come "alberi colpiti dalla bomba atomica": sono chiamati hibaku jumoku, ossia albero sopravvissuto, e sono tutti identificati con una apposita targa.
Il Bonsai di Ginkgo
Posizione: lasciate fuori il ginkgo tutto l'anno. Preferisce i luoghi soleggiati ma le piante più giovani prediligono la penombra. Il ginkgo resiste alle gelate ma in vaso bonsai richiede protezione delle radici dalle temperature molto basse.
Annaffiatura: i ginkgo richiedono molta acqua da primavera ad autunno ma non in eccesso. Vanno tenuti leggermente umidi in inverno.
Concimazione: iniziate a concimare quando le gemme si schiudono. Usate concime ad alto contenuto di azoto per favorire cacciate lunghe. I ginko particolarmente maturi, al contrario, tendono a sviluppare foglie solo sulle cacciate corte e la ramificazione non aumenta. Usate concime liquido ogni settimana per tutto l'anno. Va bene anche il concime solido.
Potatura e legatura: le cacciate lunghe nuove vanno accorciate a una o due foglie dopo che ne sono cresciute cinque o sei. Le ferite da potatura troppo grandi tendono a non cicatrizzare bene. Uate la pasta cicatrizzante e, se possibile, evitate di provcare grandi ferite. I ginkgo possono essere legati durante tutto l'anno; assicuratevi di non danneggiare la corteccia soffice di rami e ramoscelli con il filo.
Rinvaso: le piante più giovani vanno rinvasate ogni anno a primavera, le più mature ogni due, cinque anni. Non potate le radici troppo drasticamente, Una miscela di terra standard va bene purché sia ben drenante.
Riproduzione: il ginkgo bonsai si riproduce da seme o talea. E' possibile anche la margotta.
Parassiti e malattie: il ginko biloba bonsai è molto resistente e difficilmente aggredito da parassiti o funghi.
(Il Ginkgo Biloba di oltre 200 anni alto oltre 40 m al parco Bertone in provincia di Mantova).
(Piantina di Ginkgo Biloba da seme di 2 anni versione autunnale).
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