sabato 29 ottobre 2022

Bonsai Pino Pentaphylla

 In Giappone, quando si pronuncia la parola bonsai, la prima pianta a cui si pensa è il Pino; l’essenza più amata dai grandi maestri, che più di ogni altra incarna lo spirito dell’”arte che vive”.

Le varietà di Pino utilizzate come bonsai sono molte, ma ora parleremo di una delle più diffuse e delle più belle: il Pinus parviflora (var. pentaphilla). Il nome deriva dalla caratteristica peculiare di questa specie la quale, a differenza degli altri Pini che in genere hanno gli aghi a coppie, presenta l’apparato fogliare composto da mazzetti di 5 aghi, corti e di un delicato color verde azzurrognolo.
Il Pino è una essenza particolarmente resistente alle avversità atmosferiche.
ESPOSIZIONE
Come per tutte le conifere (Ginepri, Cedri, Abeti, ecc.) è buona norma collocare il Pino a cielo aperto, in modo che la rugiada notturna inumidisca la chioma; se l’ambiente invece è coperto, si dovranno effettuare delle nebulizzazioni con acqua sulla vegetazione. Inoltre, per avere uno sviluppo sano e armonioso di questa pianta, è indispensabile che l’ambiente sia luminoso e ben ventilato.

In primavera, è conveniente tenere il bonsai in pieno sole: un’adeguata illuminazione permette alla pianta di sviluppare con vigore, producendo aghi corti, vegetazione compatta ed uniforme.
In estate, si può continuare a tenerlo esposto al sole, a patto di coprire il vaso per non far surriscaldare l’apparato radicale, il quale, a differenza della chioma, non sopporta il caldo; infatti, se la temperatura del terreno supera i 40 gradi, si rischia un blocco delle funzioni a livello delle radici, con il pericolo di andare incontro ad un marciume radicale. La collocazione ideale per i mesi estivi è quella che permette al bonsai di prendere il sole tutta la mattinata, rimanendo ombreggiato il pomeriggio.
In autunno, ci si può regolare come in primavera, esponendo il bonsai in pieno sole così da permettergli di vivere in salute il periodo vegetativo, che nelle regioni del centro-sud si protrae da settembre a novembre.
In inverno, i Pini possono essere tenuti tranquillamente all’esterno; avendo l’accortezza, se si vive nelle regioni del nord, di proteggere il vaso dalle gelate, poiché come già detto, la radice è la parte più sensibile al caldo e al freddo.

Gli esemplari giovani si trapiantano circa ogni 3 anni, quelli più maturi ogni 5-7 anni. L’epoca più adatta è tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, quando le gemme sono gonfie, ma gli aghi non si sono ancora aperti. Dopo il rinvaso si bagna a fondo e si posiziona l’albero all’ombra, nebulizzando gli aghi due volte al giorno. Solo quando gli aghi saranno completamente aperti, si potrà abituare il Pino al sole.
La potatura dei rami o dell’apice si esegue esclusivamente in inverno, quando l’albero è in dormienza e la pressione della linfa è minima, altrimenti la ferita comincerà a gemere resina, anche se protetta con pasta cicatrizzante. È consigliabile potare, lasciando un moncone, applicare pasta cicatrizzante ed eliminare il moncone l’anno successivo. La potatura di mantenimento consiste nella sostituzione degli apici: si tagliano i germogli troppo lunghi, sostituendoli con altri laterali più corti. Allo stesso tempo si eliminano i germogli che crescono direttamente verso il basso, e quelli che crescono in tutte le altre posizioni inopportune. È bene tener presente che i Pini mostrano una forte tendenza alla crescita apicale e l’unico modo per contenere questo sviluppo verticale, è favorire quello orizzontale. 
Avvolgimento: L’epoca più adatta per questa pratica è l’inverno. I Pini consentono una piegatura di rami e tronco, impensabili in altre specie, purché vengano prese le dovute precauzioni. Poiché la legna è molto flessibile, è bene usare filo di spessore maggiore, rispetto a quello che sarebbe adatto per altre specie con dimensioni simili; viceversa il ramo modellato tornerebbe in pochi minuti nella posizione iniziale. Dopo l’avvolgimento si pone l’albero all’ombra, nebulizzando la ramificazione con acqua, un paio di volte al giorno.


giovedì 27 ottobre 2022

CREARE UN BONSAI DI GINEPRO CON UNA PIANTINA DA VIVAIO DA 5 EURO

 Il ginepro è un genere con circa 50 - 70 specie appartenente alla famiglia dei cipressi. Sono piante o cespugli conifere sempreverdi, molto popolari nel mondo del bonsai. Le specie più diffuse sono il ginepro cinese (Juniperus chinensis) e il giapponese Shimpaku (Juniperus sargentii). Queste specie hanno simili modalità di coltivazione.

Il colore della vegetazione va dal verde-blu scuro al verde chiaro e la vegetazione può essere a scaglie o ad aghi. I ginepri a scaglie solitamente hanno vegetazione aghiforme quando sono giovani (detta anche vegetazione giovanile), la tipica vegetazione a scaglie fa la sua comparsa più tardi. Dopo potature o piegature drastiche, eccesso di annaffiatura o altri stress la vegetazione giovanile riappare. E possono passare alcuni anni prima che la vegetazione a scaglie ricresca e quindi permetta di rimuovere quella aghiforme.

Per creare questo bonsai partiamo con un ginepro chinensis blue alps comprato al vivaio per la modifica cifra di 5 EURO.




Prima di tutto prepariamo il vaso con i fili di ancoraggio e la retina di drenaggio.



Spargiamo un po'di materiale drenante sul fondo del vaso potete usare dell'akadama, della kanuma, la pietra pomice oppure in alternativa la sabbia per i gatti.



Prepariamo il nostro substrato molto drenante con compost,torba nera, corteccia di pino e akadama o kanuma.
Estraiamo dal vaso di plastica la piantina e liberiamo le radici dalla terra,mi raccomando come tutte le conifere dobbiamo lasciare il pane di terra ben intatto non portiamola mai a radice nuda.
Leghiamo la zolla di terra con i fili di ancoraggio e cominciamo a riempire il vaso con il nostro substrato pressandolo per bene.



Fatto ciò possiamo cominciare a potare i rami più lunghi e ha liberare il tronco dai rami in eccesso.
Possiamo anche già impostarlo con il filo metallico per creare dei palchi.





Posizione: sistemate la pianta all'esterno, tutto l'anno, in un punto chiaro con molta luce. Il ginepro non vive all'interno. Durante l'inverno proteggetelo quando le temperature calano sotto i -10°C (14F). Alcune specie cambiano il colore della vegetazione durante i periodi freddi e diventano marrone-porpora per un loro meccanismo di difesa dalle gelate. In primavera tornano verdi.

Annaffiatura: attenzione a non esagerare, le radici dei ginepri non amano l'umidità del terreno. Prima di annaffiare, il terreno deve seccarsi leggermente. Si può nebulizzare regolarmente la pianta, in particolare dopo il rinvaso, perché beneficia dell'umidità dell'aria.

Concimazione: usate concime organico pellettato normale ogni mese durante la stagione vegetativa o un fertilizzante liquido ogni settimana. Se si desiderano forti cacciate preferire livelli di azoto più alti in primavera.

Potatura: per sviluppare i palchi di vegetazione, si devono potare le cacciate fuori forma pinzandole o tagliandole alla base con forbici affilate durante la stagione di crescita. Non potate il ginepro come una siepe in quanto indebolireste la pianta e i tagli faranno diventare marrone gli aghi. Quando i palchi di vegetazione diventano troppo folti, vanno alleggeriti con fobici affilate alla base. Il ginepro bonsai è una pianta generalmente forte che resiste piuttosto bene alla potatura aggressiva, solo che non ricaccia dal legno, quindi bisogna assicurarsi di lasciare della vegetazione su ogni ramo che si vuole conservare.

Legatura: i ginepri coltivati per il bonsai vengono legati in modo pesante fin da molto giovani. Forme drammaticamente curvate sono molto popolari e corrispondono alle forme naturali di crescita sulle montagne giapponesi tempo fa. I ginepri possono essere piegati drasticamente, se necessario avvolgendoli con raphya o nastro per proteggerli, tuttavia bisogna fare attenzione alle parti con la legna secca; queste si rompono facilmente. Se sono grossi e maturi, possiamo rimuovere la legna secca per riuscire a piegare la parte viva più flessibile. I palchi vanno legati e impostati dopo lo sfoltimento, se necessario per far passare luce ed aria, altrimenti finiremmo per perdere le zone interne.

Rinvaso: rinvasate il bonsai di ginepro ogni due anni, gli esemplari più maturi ad intervalli più unghi usando una miscela di terriccio base (o comunque più drenante). Non potate troppo aggressivamente le radici.






martedì 25 ottobre 2022

ORTENSIA FOGLIA DI QUERCIA

 L'Hydrangea quercifolia, è una ortensia vigorosa e rustica di grande interesse nell'arredo verde sia pubblico che privato. Questa ortensia deve il suo nome alla forma delle grosse foglie che ricorda, almeno in parte, quello delle querce (e delle querce americane in particolare come il Quercus palustris).

Originaria dell'America del Nord, cresce spontanea nei territori corrispondenti a Georgia, Alabama, Florida e Tennessee dove e' chiamata "oakleaf hydrangea" per la somiglianza delle sue foglie con quelle delle querce rosse, decisamente diverse dalle classiche foglie di ortensia. Riconosciuta come specie nel 1735 da William Bartram, cacciatore di piante in contatto con gli ambienti botanici inglesi, viene introdotta in Europa come rarita' da esporre ed e' apprezzata soprattutto dai collezionisti britannici. Si diffonde poi nei giardini nel corso dell'800. Forma ampi cespugli decidui dal portamento non troppo composto e di altezze medie comprese tra i 1,5 e 2 metri. I rami legnosi hanno cortecce aranciate che si sfogliano in lunghi brandelli mettendo a nudo il legno. Le infiorescenze sono panicoli conici bianchi, leggermente profumati, melliferi, di notevoli dimensioni anche fino a 30 cm di lunghezza con basi di 20 cm. Possono essere di aspetto eretto o ricadente e piu' o meno pieni a seconda del numero di fiori sterili rispetto ai fertili. Alcune varieta' sono inoltre doppie nei singoli fiori che compongono l'infiorescenza. A partire dal mese di giugno, si aprono dalla base alla sommita' e velocemente virano il colore assumendo sfumature di rosa piu' o meno intenso. Non sono sensibili al pH del suolo, persistono ottimamente sulla pianta. Le foglie sono lobate, di dimensioni medie, di consistenza coriacea, dall'aspetto goffrato e rugoso, ruvide al tatto, solitamente verde intenso. Assumono colorazioni fortemente attrattive durante l'autunno con intense pennellate di giallo, arancio, rosso piu' o meno cupo. 


Ama posizioni anche piu' soleggiate dove fiorisce e colora le foglie al meglio; regge bene la mezz'ombra. Dalla buona rusticita' in piena terra, teme i climi piu' freddi se coltivata in vaso. Le gelate tardive non la danneggiano poiche' entra in vegetazione piu' tardi rispetto alle macrophylla. Non esigente in fatto di terreno, esige un buon drenaggio. Il fabbisogno idrico e' inferiore a quello di macrophylla poiche' spinge le sue radici in profondita'.


Fiorisce sul ramo dell'anno precedente. Nei primi due anni necessita di una potatura di formazione che si effettua riducendo di meta' il cespuglio in modo da favorire l'emissione di nuovi rami. Negli anni seguenti la potatura sara' solo limitata all'eliminazione delle vecchie infiorescenze e di rami secchi o danneggiati.


IL BONSAI DI MELOGRANO

 Per creare un bonsai melograno si può procedere con la semina oppure per talea.

Questo alberello dall’aspetto gioioso e leggero, fin dai tempi antichi, rappresenta il simbolo della fertilità e dell’abbondanza; infatti il Melograno, il quale in natura raggiunge i 4-5 mt. di altezza, produce una grande quantità di fiori e frutti di un bel colore rosso. Nella tecnica bonsai viene utilizzata comunemente la varietà nana, più proporzionata grazie ai frutti del diametro di 2-3 cm e più generosa riguardo la fioritura, che inizia in tarda primavera per finire in autunno, quando si formano i piccoli frutti. I bonsaisti più esigenti, invece, preferiscono la varietà "normale", la quale produce frutti sproporzionati per un bonsai, ma possiede un legno che invecchiando precocemente si contorce e si sfalda, conferendo al bonsai l’aspetto di un albero centenario già dopo pochi anni di coltivazione. Comunque sia, normale o nano, il Melograno è un bonsai rustico e di facile coltivazione, anche per i bonsaisti meno esperti.


ESPOSIZIONE

In primavera, come per tutti i bonsai, è conveniente tenere i Melograni in pieno sole: per stimolare la fioritura e per avere una vegetazione più compatta.

In estate, invece, anche se questa essenza è molto resistente al caldo, va ricordato che ciò non è vero per le radici, perciò, se la pianta sta al sole, occorre coprire i vasi in modo che l’apparato radicale non subisca il surriscaldamento. Altrimenti, si può tenere il bonsai in una posizione dove prenda il sole al mattino, per rimanere ombreggiato il pomeriggio.

In autunno, ci si può regolare come in primavera, esponendo il bonsai in pieno sole, per avere foglie e frutti dai colori più intensi .

In inverno, nelle regioni del centro-sud, i Melograni possono essere tenuti tranquillamente all’aperto, magari proteggendo il vaso dalle gelate, poiché come già detto, la radice è la parte più sensibile agli sbalzi di temperatura; mentre, al nord, è necessario ripararli in serra fredda.


Questo bonsai è nato da seme da un melograno varietà wonderful (non un melograno nano, ma che fa frutti grandi e dolci).




Soprattutto d'estate come altri bonsai da frutto dobbiamo fare attenzione agli afidi! 


martedì 18 ottobre 2022

INSETTI UTILI PER L'ORTO: LA MANTIDE RELIGIOSA

In estate, in giardino o nell'orto potrebbe arrivare la mantide. Non pensare che sia pericolosa: non lo è per l'uomo né per le piante. Anzi: nutrendosi di altri insetti ed esseri infestanti, tra cui afidi, mosche, ragni, lucertole e cicalino, è utilissima proprio per il fatto di eliminarli evitando che questi smangiucchino o intacchino le piante e le colture. Serve, quindi, a tenere sotto controllo i parassiti e per questo non dovresti mai cacciare la mantide religiosa o ucciderla.
La mantide religiosa è un insetto considerabile utile per i nostri spazi verdi. A differenza dei parassiti infatti essa non si nutre di piante, foglie o radici, ma di altri insetti e larve regalandoci, da un certo punto di vista, un arma potenzialmente letale per le altre specie entomologiche presenti nei nostri giardini od orti.

Tutti ricordano la mantide religiosa per via di un suo particolare vizio: quello di mangiare il proprio maschio nel corso dell’accoppiamento, ma in pochi comprendono effettivamente le sue potenzialità. Questo stupendo insetto da colore verde acceso ed intenso, è originario dell’Africa e si è diffuso naturalmente nell’Europa meridionale e nell’Asia minore con il passare dei secoli. E’ giunta anche in America del Nord grazie ad un importazione accidentale (questo si racconta, N.d.R.) insieme ad alcune piante destinate ad un vivaio. La mantide religiosa è conosciuta anche sotto il nome di mantide europea, è lunga dai 40 ai 75 mm, ed il suo particolare fisico più curioso è rappresentato dalle anteriori raptatorie che sono sollevate e unite come delle mani in preghiera . Degli strumenti mortali: servono infatti per catturare diversi tipi di insetti, con i quali questo esemplare si nutre.


Le mantidi depongono le uova in dei “recipienti”, chiamati oovoteche che loro stesse si costruiscono e attaccano a delle pietre esposte al sole. Le neanidi nascono intorno a maggio-giugno e raggiungono la propria maturità nel mese di agosto. Come ben sapete la femmina dopo o durante l’accompagnamento divora il maschio dalla testa mentre gli organi genitali continuano il loro lavoro. Parliamo ad ogni modo di un insetto dotato di una spiccata facilità di allevamento: è è possibile addirittura farla vivere in terrari arredati con delle piante vive. Importante: si ciba solo di insetti vivi. La mantide religiosa ama particolarmente locuste, cavallette verdi grilli ma non si fa alcun problema a mangiare anche  ragnicoleotteri, mosche, blatte e larve.





lunedì 3 ottobre 2022

Cosa seminare nell'orto a ottobre

 Ottobre non è un mese ricco di semine, visto che ormai l’inverno è alle porte. Ci sono alcuni ortaggi come aglio, fave, piselli e cipolle capaci di resistere fino a primavera nell’orto, maggiori opzioni le avrà chi coltiva in zone temperate oppure utilizza un tunnel tipo serra fredda per coprire le colture. 


Ottobre 2022 inizia con la luna in case crescente, fino alla luna piena che è domenica 09 ottobre. La fase crescente sarà anche quella che chiude il mese, dal 26 fino alla notte di halloween. La luna nuova invece è il 25 ottobre e ovviamente il novilunio è seguito dalla luna calante.

01-08 ottobre: luna crescente

09 ottobre: luna piena

10-24 ottobre: luna calante

25 ottobre: luna nuova

26-31 ottobre luna crescente 

se si vuole seguire la tradizione contadina bisogna seminare l'aglio in fase di luna calante.

Nel coltivare la cipolla ci interessa poter raccogliere il “bulbo” ovvero una parte che cresce sotto terra, per questo motivo secondo la tradizione popolare del calendario lunare bisogna effettuare la semina in luna calante.