venerdì 30 dicembre 2022

L' ACERO GINNALA

 La pianta di Acer ginnala (Acero di fuoco) è un albero a foglia caduca, dal portamento cespuglioso, con chioma arrotondata e rami slanciati, arcuati, alto fino a 10 metri. Le foglie sono largamente ovate, lucide, lunghe fino a 10 cm, a margine dentato, di colore verde chiaro, in autunno assumono una particolare colorazione rosso-cremisi. Produce pannocchie di piccoli fiori molto profumati, bianco crema, che fioriscono in aprile-maggio, seguiti da samare rosse. Albero utilizzato nei parchi pubblici, in giardini come esemplare isolato e per la formazione di alberature stradali. Coltivare in terreno acido per avere ottimi colori autunnali.

La semina dell' Acero ginnala può essere effettuata o in piena terra o in vaso. Il terreno deve essere lavorato e si predilige un terreno abbastanza soffice, umido e leggero. I semi vanno distanziati tra loro di 3-4 volte il loro diametro. Dopo aver proceduto con la semina si passa ad una leggera innaffiatura a pioggia o con un normale spruzzino in modo tale da non smuovere i piccoli semi e successivamente si procede con il compattare il terreno ed eliminare eventuali bolle d'aria. Durante la germinazione bisogna mantenere il terreno costantemente umido senza eccedere. Le tempistiche di germinazione variano da pianta a pianta. La specie cresce isolata o in piccoli gruppi in prossimità di fiumi, torrenti, nei prati umidi o in bassa collina, ma non in montagna. Preferisce terreno ben umido, è resistente al gelo. Propagato da semi, processi radicali e crescita eccessiva dal ceppo. Cresce rapidamente, le piante molto giovani si distinguono per un alto tasso di crescita, aggiungono 30 cm all'anno.In condizioni naturali, cresce nell'Asia orientale: dall'est della Mongolia alla Corea e al Giappone, a nord - alla valle del fiume Amur, a ovest - ai suoi affluenti: Zeya e Selemdzhi. Ad est, cresce nella regione di Primorye e Amur.


Sono piantati in forma decorativa nel nord Europa e nel Nord America. In Giappone è molto spesso utilizzato per creare bonsai.A seconda della tecnica di coltivazione, puoi ottenere un albero o un arbusto. La forma desiderata è data dalla rifilatura. Si consiglia di potare una pianta adulta una o due volte all'anno. Successivamente, iniziano a crescere nuovi rami e foglie. Viene effettuato nella stagione calda: in primavera prima del risveglio dei reni o in autunno dopo che il fogliame diventa rosso.


La prima volta che vengono potati l'anno successivo dopo la semina, questo stimola la crescita di nuovi rami. Per la procedura vengono utilizzate forbici speciali. I rami vengono tagliati con una leggera angolazione, vengono lasciati pochi millimetri tra il bocciolo e il taglio, accorciati di circa la metà o un terzo.L'acero ginnala si propaga per seme e talea. I semi vengono raccolti in autunno, si seccano e diventano marroni. Alla fine di ottobre, i semi vengono sepolti in un terreno fertile a una profondità di 5 cm, in primavera germoglieranno piante più forti. Se i semi vengono piantati solo in primavera, vengono posti in un contenitore con sabbia bagnata e refrigerati per 3 mesi. In aprile-maggio, vengono trasferiti in piena terra.

Durante il primo anno, i germogli vengono allungati ad un'altezza di 40 cm I germogli devono essere regolarmente annaffiati, allentati e rimosse le erbacce. Nel caldo, le piantine sono ombreggiate dai raggi diretti del sole. Dopo 3 anni, possono essere trapiantati in un luogo permanente.

Propagato per talea in primavera subito dopo la fioritura. Si sceglie un germoglio forte e si taglia con una lunghezza di circa 20 cm; deve avere su di esso gemme ascellari. Le foglie vengono rimosse, il sito tagliato viene trattato con uno stimolante della crescita. Il gambo viene immerso nella sabbia bagnata, coperto con un barattolo o una bottiglia di plastica, e lasciato attecchire fino al risveglio delle gemme. Vengono trapiantati in un luogo permanente solo dopo un anno o due.

Malattie e parassiti

Molto spesso, i primi segni della malattia compaiono sulle foglie: iniziano a diventare nere in estate, secche e sbriciolate, cadono su di esse macchie multicolori. Ciò significa che l'albero è malato o che i parassiti lo hanno attaccato.


Tipi di malattie.


oidio - ha l'aspetto di una piccola placca farinacea sulla sfoglia. La pianta viene trattata con zolfo macinato, mescolato con calce in un rapporto di 2 a 1.


Macchia di corallo - appare come macchie rosse sulla corteccia. Le aree malate devono essere rimosse, le sezioni vengono lubrificate con vernice da giardino e l'albero viene spruzzato con solfato di rame.


Punto bianco - la malattia di solito appare alla fine dell'estate, si formano molte piccole macchie bianche sulle foglie, c'è un punto nero nella parte centrale di ogni punto - questo è il luogo in cui si diffonde l'infezione fungina. Il liquido bordolese viene utilizzato per il trattamento.


Punto nero - sulle foglie iniziano a comparire macchie nere con un caratteristico bordo giallastro. Sono spruzzati con preparati: "Hom", "Fundazol", "Fitosporin-M".


L' acero ginnala si può coltivare come bonsai in stile eretto, a boschetto, a multitronco.











giovedì 29 dicembre 2022

LEUCOCARPA L' ULIVO ANTICO CHE PRODUCE OLIVE BIANCHE

 La varietà di oliva chiamata Leucocarpa, ma anche Leucolea, è caratterizzata da frutti che assumono un colore bianco, tendente all’avorio, durante il periodo di maturazione. È qualcosa di veramente incredibile. Un’oliva che ci lascia affascinati e che suscita curiosità. Scopriamolo nel dettaglio cercando di capire le sue origini.
Verde e nera. Questi sono i colori tipici delle olive che vengono servite nelle nostre tavole e che rendono l’olio extravergine di olive di un verde brillante.
Ma c’è una varietà alquanto “strana” di colore bianco, rare e poco disponibili in commercio.
Leucocarpa, detta anche Leucolea o Oliva della Madonna, è una cultivar antichissima che sopravvive ancora nel Sud Italia e ha la particolarità di avere frutti di colore bianco-avorio.
Prima dell’invaiatura le oliva appaiono del loro colore naturale, un bel verde, che successivamente a causa dell’esocarpo che non pigmenta, diventano di un colore tendente all’avorio.
Cosa accade:di solito al momento dell’invaiatura, all’interno del frutto accade la cosiddetta degradazione della clorofilla e un aumento delle produzione di antociani che regalano alle olive il colore caratteristico del neronella Leucocarpa, la sintesi dei pigmenti viene frenata e quindi a causa di una diminuzione di clorofilla, non avviene l’aumento degli antocianila nostra oliva resterà, dunque, bianca.

Questa particolarità la rende unica nel suo genere tanto da stabilirne l’appartenenza a un ceppo unico con una limitata diffusione.
L’attivazione dei flavonoidi e antocianine non si verifica affatto! È l’unica varietà che nella fase di maturazione resta di un colore bianco-avorio (avorio, dovuto all’ossidazione dei lipidi).

A causa della sua colorazione, in passato Leucocarpa veniva associata al concetto di purezza e per questo veniva coltivata nei pressi di chiese e monasteri. L’olio ottenuto dalla molitura veniva poi usato per i riti sacri, come l’estrema unzione oppure la consacrazione di nuove chiese“.

Storicamente, si narra che i monaci brasiliani diedero un forte impulso ad alcune coltivazioni e probabilmente curavano questi ulivi per usarli successivamente nelle loro attività. L’olio che veniva prodotto era molto chiaro.

Anche nell’antico testamento, nel libro dell’Esodo, è presente una ricetta che:

“Prenditi anche de’ migliori aromi: di mirra vergine, cinquecento sicli; di cinnamomo aromatico, la metà, cioè duecentocinquanta; di canna aromatica, pure duecentocinquanta: 24 di cassia, cinquecento, secondo il siclo del santuario; e un hin d’olio d’oliva. 25 E ne farai un olio per l’unzione sacra, un profumo composto con arte di profumiere: sarà l’olio per l’unzione sacra.”


Con questo olio venne unta l’Arca dell’Alleanza, gli altari, gli strumenti. Anche ne Medioevo veniva usato per la consacrazione dei re e degli imperatori.

L’albero della leucolea si presenta mediamente vigoroso, con un portamento assurgente. Ha una chioma molto ampia e le foglie di dimensioni medio-grandi, allungate e di un colore tendente la verde scuro.
L’oliva bianca ha una forma ovale la sua polpa risulta carnosa tanto da rimanere sulla pianta molto più a lungo delle altre comuni varietà (addirittura fino alla primavera).

L’olio ottenuto è molto chiaro e le olive, anche se poste in salamoia o sotto sale, non alterano il loro naturale colore. Peccato però che il loro sapore sia insipido.

Attualmente, essendo un olio poco diffuso, perché presente solo in alcune zone, e in piccole quantità, non viene ancora usato nelle cucine. Viene però tradizionalmente mescolato con gli estratti di radici e balsamo per ottenerne l’olio del Crisma.







mercoledì 28 dicembre 2022

IL CEDRO DELL' HIMALAYA (CEDRUS DEODARA)

 Il Cedro deodara, o cedro dell’Himalaya, è una conifera sempreverde originaria dell’omonima catena montuosa. Dal portamento maestoso e dall’altezza imponente (può raggiungere, specialmente nelle aree di naturale diffusione, i 60 metri), non si può dire che abbia timore del freddo, né delle più ripide ed alte vette: lo si trova, infatti, a quote che vanno dai 1200 ai 3500 metri d’altitudine.

Il tronco è slanciato, e ha una forma colonnare. I rami se ne dipartono orizzontalmente, formando un angolo di circa 90 gradi; quando l’albero raggiunge la maturità, tendono a piegarsi verso il basso, e assumono un portamento pendulo. Assieme formano un’ampia chioma piramidale, con un vertice acuto e pronunciato (elemento che differenzia il Deodara dal vicino Cedro dell’Atlante). La sua corteccia è bruno-scura, e presenta numerose, quanto sottili, fessure e rughe.
I rami più giovani sono tomentosi, ovvero ricoperti di sottile peluria, e hanno una sfumatura grigia se non rossastra. A questi si attaccano le fogliette aghiformi, piuttosto lunghe (sino a 5 cm) e morbide al tatto. Gli aghi, riuniti in gruppetti, detti verticilli, da 10 a 20 individui, crescono solamente sui rami cosiddetti d’annata. Hanno un colore verde chiaro, e un profilo triangolare.
Lo stesso esemplare presenta strobili (strutture riproduttive) maschili e femminili: i coni maschili sono gialli ed arancioni, carichi di polline, che verrà sparso in autunno; i femminili sono verdi, di forma maggiormente cilindrica. Le pigne sono ovali, di dimensioni modeste: non superano i dieci cm, e maturano lungo due anni. Le squame a questo punto si staccano dal corpo della pigna, liberando i semi, che sono alati per meglio diffondersi grazie a vento e correnti.
Il Cedro deodara è stato spesso considerato quale albero sacro: si pensi che in India viene utilizzato per la costruzione dei templi, o dei palazzi regali, o ancora per l’oggettistica sacra e le statue di divinità. Il suo nome in sanscrito, deodara appunto, indicherebbe proprio la provenienza divina (il termine significa pressapoco “albero degli dei”). Plinio e Vitruvio raccontano che il suo “olio” (distillato del legno) venisse usato per ungere e conservare i vecchi libri (così come per imbalsamare le salme). Un libro “degno del Cedro” era infatti, nel mondo antico, un libro considerato di fondamentale importanza per il genere umano: contenente una tale saggezza da dover essere necessariamente tramandato ai posteri. Portato in Europa nel 1822, il Cedro deodara ha oggi una buona diffusione in giardini e parchi. Il Cedro dell’Orto Botanico di Padova, messo a dimora nel lontano 1828, risulterebbe il primo esemplare introdotto in Italia.

Il cedro deodara si può coltivare come bonsai in stile eretto oppure in stile literati.







Proprio davanti alla villa Ghigi (Bologna) si erge un grande esemplare di cedro dell'Himalaya , alto 24 metri e con un circonferenza di 500 cm. Piantato nella seconda metà del”Ottocento nel 1874 da Callisto Ghigi quando acquisi la proprietà .






martedì 27 dicembre 2022

L’albero di Natale della Nuova Zelanda

 L’albero di Natale della Nuova Zelanda è un albero straordinario per la chioma compatta e globosa che si allarga simile al cappello di un fungo, di un bel grigio-argento, ma rossa al momento della fioritura. Non per tutti i giardini, lo è per quelli vicino al mare, purché la temperatura non scenda sotto lo zero.

Metrosideros excelsa può diventare il protagonista di un giardino di medie dimensioni dove, in caso di problemi di spazio, l osi può contenere con potature leggere e rispettose della sua forma. Si può sfruttare la capacità di resistenza ai venti salmastri e alla siccità di queste specie anche per creare, con esemplari arbustivi, barriere frangivento.

Esposizione. Metrosideros excelsa è un albero adatto ad ambienti mediterranei, a regioni dal clima mite. Resiste al caldo, ma teme le gelate. Lo si può coltivare nel Centro e Sud Italia, ma anche in Liguria o nella zona dei laghi, dove trova microclimi adatti.
Non teme la salsedine né i venti di mare, quindi è indicato per le zone costiere. Vuole pieno sole, altrimenti cresce in modo stentato e fiorisce poco o niente.

Temperatura. Richiede una temperatura minima di 5-6°C. La varietà Aurea teme maggiormente il freddo, soffre quando il termometro scende sotto gli 8-10°C.

Terreno: può essere di qualsiasi tipo, ma non argilloso. Deve essere moderatamente fertile, umido e soprattutto ben drenato: per evitare ristagni d’acqua bisogna miscelare al terreno lapillo vulcanico o argilla espansa.

Innaffiature. Metrosideros excelsa tollera bene la siccità. Le piante giovani vanno però aiutate per un paio d’anni, soprattutto durante le estati calde e siccitose, con irrigazioni di soccorso.

Messa a dimora. I periodi migliori per questa operazione sono il mese di marzo oppure la fine di agosto, vale a dire prima del periodo più caldo e più freddo: momenti dell’anno in cui se lo si mette a dimora l’albero rischia stress a livello radicale.

Concimazioni. a febbraio-marzo e a settembre gli va somministrato un prodotto granulare ternario (NPK 20-10-10) come Osmocote, mescolando al terreno tutto attorno al colletto.

Potatura. va eseguita solo quella di formazione, per contenere le dimensioni della pianta ed eliminare rami deboli o troppo fitti; la potatura va effettuata sempre e solo dopo la fioritura.

Moltiplicazione. in estate si prelevano talee semilegnose lunghe 8-10 cm provviste di una o al massimo due foglie adulte, che si inseriscono in vasetti riempiti con terriccio universale, al quale si aggiunge almeno un 30 per cento di perlite. Le talee cominceranno a radicare dopo circa 45 giorni.

Albero sempreverde che allo stato spontaneo cresce lungo le coste della Nuova Zelanda, dove fiorisce nel mese di dicembre. Per questo motivo è conosciuto come “albero di Natale della Nuova Zelanda”. Nel suo habitat naturale raggiunge i 20 mt di altezza, mentre nei nostri giardini arriva in media a 5 m. Esiste una varietà ?Aurea? a fiori gialli. Appartiene alla famiglia delle Myrtaceae.

Foglie: opposte, da lanceolate a largamente oblunghe, lunghe 3-10 cm, sono scure di sopra e bianco-pubescenti di sotto.

Fiori: si schiudono da gemme bianche e sono raccolti in cime terminali. Hanno piccoli petali rossi e stami lunghi 3-4 cm, di un brillante color carminio. La fioritura inizia ad aprile e raggiunge il suo massimo tra maggio e luglio.

Frutti: sono capsule tormentose, lunghe 7-9 mm, contenenti numerosi semi molto piccoli.



Anche questa essenza può essere coltivata come Bonsai con ottimi risultati.




lunedì 26 dicembre 2022

PICEA ABIES L' ALBERO DI NATALE

 Il Natale è ormai è giunto e probabilmente avrete già casa o in giardino il vostro caratteristico albero, abete o abies.

Ogni paese ha la sua tradizione ma anche in ogni famiglia ci sono piccoli riti, o particolari caratteristiche che rendono unico l’albero di natale: per quanto si possa avere la stessa pianta, e sistemare decorazioni simili, il risultato finale sarà sempre diverso, e forse anche per questa sua unicità ci affascina così tanto.

In realtà l’amore verso l’albero di natale ha origini antichissime: dai Celti prima, che usavano decorare i rami di conifere sempreverdi per celebrare il solstizio d’inverno, ai cristiani poi, che ripresero questa tradizione aggiungendo quella dell’agrifoglio.

In ogni piazza ormai siamo abituati a vedere eretto un abete, abbellito con luci e decorazioni e molti pensano che questa usanza sia nata a Tallin in Estonia con l’erezione del primo abete nella piazza cittadina nel 1441, attorno al quale la popolazione ballava intenta nella ricerca dell’amore. Altri pareri rimandano la nascita di questa consuetudine alla Germania o alla Svizzera; quello che è certo è che dal nord Europa si è poi diffusa in tutto il continente e poi nel mondo.

Per un occhio non esperto un abete vale l’altro, ma in realtà le specie abies e picea hanno diverse varietà che possono essere utilizzate come albero di natale, ed ognuna ha caratteristiche diverse.

La picea abies è conosciuta anche come abete rosso, il cui nome deriva dalla corteccia di colore rosso-marrone, e senza dubbio è la specie più diffusa in italia; ha un profumo di resina inconfondibile e delicato, ma anche il difetto di perdere molti aghi, rendendo poco agevole la sua presenza in casa.


Conifera sempreverde appartenente alla famiglia delle Pinaceae. Portamento piramidale molto stretto all'apice con rami che puntano verso l'alto. Può raggiungere anche i 50 mt di altezza. Foglie aghiformi, appuntite con particolare sezione quadrata, lunghi fino a 2,5 cm. La corteccia è sottile e rossastra e con l'età si divide in placche rotondeggianti o quasi. I fiori sbocciano in aprile-maggio. Quelli femminili dopo l'impollinazione danno origine alle pigne, cilindriche e pendule lunghe 10-20 cm di color verde-rossiccio. Detto anche "Albero di Natale" in quanto per tradizione è quello più usato per l'allestimento natalizio.

L’abete rosso nome comune del picea abies excelsa cresce spontaneamente lungo i pendii di tutto l’arco alpino tra freddi inverni ed estati tiepide, nell’Europa a clima boreale. 


L’abete rosso è una delle piante più longeve al mondo. Alcune di queste piante infatti sono in grado di superare i 1000 anni d’età, si possono quindi definire alberi molto longevi e una volta piantati nel proprio giardino possono tenere compagnia per molto tempo. Se avete in casa un albero di Natale e state pensando dopo le feste che ne faccio se non ho il giardino? potete trasformalo in un BONSAI questa essenza si presta  benissimo ad essere coltivata a bonsai di solito in stile eretto ma per i più esperti in piegature tramite un attrezzo specifico (la fessuratrice per tronchi) potremmo dare uno stile più armonico.

LA PICEA ABIES BONSAI

In arte bonsai la specie più apprezzata è la Picea Abies. La Picea si adatta perfettamente a tutti gli stili a tronco eretto, essendo la sua silhouette in natura quasi sempre conica. Le formazioni consigliabili sono quindi l’eretto formale ed informale; è particolarmente adatta anche per realizzare boschetti, visto che il suo tronco solitamente non presenta curve pronunciate. Altre peculiarità importanti per l’educazione a bonsai, sono il suo fogliame minuto e la crescita rapida e vigorosa del tronco: caratteristiche che facilitano notevolmente la formazione e la modellatura.

La Picea è una specie tipica delle zone fredde: ciò potrebbe far pensare che si tratti di una pianta molto robusta, ma in realtà non sopporta bene né il freddo, né il caldo e nemmeno il clima troppo secco. Bisognerà far attenzione soprattutto all’inizio della primavera, momento in cui il clima cambia bruscamente ed è necessario adottare un controllo molto meticoloso, curando particolarmente l’annaffiatura e la nebulizzazione del fogliame. Poiché le sue radici hanno bisogno di suolo fresco, è meglio evitare di collocarla in pieno sole, scegliendo invece un luogo a mezzombra e arieggiato. Si evitino anche collocazioni in zone poco luminose. In inverno è necessario proteggerla dalle gelate intense e prolungate.


Soprattutto nei mesi più caldi ama frequenti nebulizzazioni del fogliame. Per quanto riguarda le radici, si bagna a fondo la terra, lasciandola poi quasi seccare prima di irrigare nuovamente: in questo modo si riesce a fornire anche un’aerazione adeguata.

È necessario che il substrato sia poroso ed evitare che il contenitore possa inzupparsi, fornendogli un buon strato di drenaggio. Il composto più adatto a questa specie è costituito da: akadama 100% di granulometria medio/grossa.

Il trapianto si esegue in primavera ogni due-tre anni, quando le gemme cambiano colore, conservando sempre 1/3 della massa di terra originale, infatti è consigliabile non potare eccessivamente l’apparato radicale. Considerando che, anche in natura, le radici della Picea non sono molto profonde si possono utilizzare vasi piani; tuttavia in zone con estati calde e molto secche sono consigliabili contenitori profondi.

Dall’inizio dell’autunno alla fine dell’inverno i rami vanno potati e sfoltiti. Poiché la Picea ramifica abbondantemente e con facilità, si sfoltisce lasciando ramoscelli alterni con l'obiettivo di creare un profilo triangolare, ecco perché si cercherà di mantenere più lunghi i rami della base e più corti quelli dell’apice.

I germogli della Picea sono sottili, minuti e non crescono molto, pertanto anche se non si pinzassero, l’albero non perderebbe la forma, tuttavia la pinzatura è necessaria affinché i rami aumentino in densità. I germogli spuntano a forma arrotondata, ma il momento giusto per pinzarli è quando appaiono come piccole ghiande e raggiungono 1 o 2 cm di lunghezza. Se i germogli si sono sviluppati al punto di richiedere l’intervento con le forbici, anziché con le dita, significa che è già troppo tardi per pinzare. Si pinzano i germogli forti dell’apice e delle punte dei rami e solo leggermente quelli deboli delle zone interne e basse. Generalmente i germogli si pinzano dalla base, ma se l’albero non è abbastanza vigoroso si corre il rischio di far seccare l’intero ramo: bisognerà lasciar crescere le parti deboli senza pinzarle, per equilibrare il vigore dell’albero. È indispensabile applicare anche un’accurata selezione dei germogli: le zone troppo folte vanno alleggerite, lasciando solo 2 o 3 germogli in modo che arrivi sole ed aria all’interno dei rami. Le gemme rivolte verso l’alto e quelle rivolte verso il basso vanno eliminate, preferendo le crescite orizzontali: trascurare questa operazione, significa trovarsi la stagione successiva con un ammasso confuso di nuovi germogli alle estremità dei rami. Dopo la selezione delle gemme e la pinzatura, l’albero produce una seconda, vigorosa, vegetazione che dovrà essere controllata soprattutto nelle zone forti.


L’avvolgimento si applica in autunno. Ha un legno molto flessibile pertanto ai rami si può fare assumere qualsiasi forma. Considerando che la sua silhouette è generalmente triangolare, spesso è più comodo utilizzare tensori per abbassare la posizione dei rami; in questo modo si evita anche di schiacciare gli aghi con il filo. Si tenga presente che pur essendo l’avvolgimento una tecnica efficace di modellatura, con la Picea capita sovente che i rami tendano a rialzarsi quando si toglie il filo. Se ciò accadesse, occorre avvolgere nuovamente. Durante l’operazione di avvolgimento è importante vaporizzare spesso la pianta.

Da aprile all'inizio di luglio, somministrare ogni 15 giorni il Concime Liquido Organico  insieme al Concime Stimolante, oppure, una volta al mese, Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro più il Concime Stimolante Bonsan. Dalla fine di agosto ad ottobre fertilizzare ogni 15 giorni con Concime Liquido Organico Bonsan o con Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro. Due volte all'anno (in autunno e a fine inverno) somministrare Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro; 3-4 volte all'anno è opportuno intervenire anche con la Soluzione Curativa Minerale Bonsan. Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B  al posto del Concime Liquido Organico.

Le malattie che più frequentemente si manifestano sulla Picea sono quelle fungine, ma anche gli acari sono suoi acerrimi nemici: durante l’inverno è consigliabile applicare un paio di trattamenti preventivi con liquido jin in soluzione di 1:30. Se si manifestasse qualche attacco, utilizzare subito il rimedio appropriato, applicando almeno tre trattamenti a distanza di 10 giorni uno dall’altro.












domenica 25 dicembre 2022

IL BONSAI DI FICUS RETUSA

Il genere Ficus appartiene alla famiglia delle piante di gelso (Moraceae). Ci sono diverse informazioni sul numero di specie di ficus esistenti, ce ne possono essere tra 800 e 2000. Vivono in tutti i continenti nelle regioni tropicali. Alcuni fichi possono diventare alberi molto grandi con una circonferenza della chioma di più di 300 m. È il bonsai da interno per antonomasia e si adatta a quasi tutte le condizioni ambientali. Grazie alle sue foglie sopporta l'aria secca presente nelle abitazioni; coltivandolo all’esterno, in posizione sempre soleggiata, e questo è possibile solo nelle zone più calde del nostro Paese, le foglie si riducono notevolmente di dimensione, e la crescita si presenta compatta e sana. Un buon segnale, indice di un’adeguata coltivazione, è il colore verde scuro delle foglie.

Se posto all'aria aperta manifesta una crescita migliore, ma ciò è possibile solo da maggio a settembre, poiché quando la temperatura scende al di sotto dei 10° C è necessario ritirarlo all'interno in una posizione molto luminosa, a meno di 1 metro dalla finestra.

Non richiede molta acqua e in genere preferisce il terreno asciutto a quello fradicio quindi irrigare abbondantemente e poi lasciare asciugare. Gradisce però l'umidità sulla fronda, è per cui consigliabile vaporizzare le foglie.

Il composto ideale è costituito da akadama (30%) e terriccio (70%).

L’epoca più adeguata è aprile-maggio. Poiché le radici crescono rapidamente e si riprendono presto dalle ferite, è possibile potare il ceppo senza timore, lasciandone soltanto un terzo.
Considerata la velocità di crescita, si opera ogni due anni sugli esemplari giovani, ogni tre su quelli adulti. Un’attenzione particolare meritano le radici aeree: bisogna aver cura di non romperle, ripulendo la parte inferiore e superiore del ceppo.

LA POTATURA

Una potatura regolare è necessaria per mantenere la forma dell'albero. Potare indietro a 2 foglie dopo che 6-8 foglie sono cresciute.In linea di massima, soprattutto nel caso del taglio di grossi rami, i Ficus mal sopportano la potatura drastica. Questo non significa che se venisse applicata, si perderebbe la pianta, ma la cicatrice risultante dalla potatura di un ramo più grosso di 1/3 rispetto allo spessore del tronco, nella maggioranza dei casi rimargina con difficoltà.
La causa di questa scarsa capacità di chiusura delle ferite è da ricercare nel tipo di legno del Ficus. 
Quando si tratta invece di rami medi o sottili (inferiori ad 1/3 del diametro del tronco), tutti i Ficus rispondono emettendo nuove ed abbondanti gemme in prossimità della zona del taglio. 
La vigoria della specie e la pinzatura renderanno necessario lo sfoltimento periodico dei rami secondari e terziari. Se il Ficus cresce sano, due volte all’anno si eliminano i rami che si sviluppano verso il basso, verso l’interno del tronco e che si incrociano con altri. Accorciare la lunghezza di un ramo significa sostituirne l’apice con un germoglio posteriore.


La pinzatura dei Ficus si pratica nel corso di tutto l’anno poiché, se tenuti all’interno durante l’inverno, la crescita è continua. Essendo molto vigorosi, hanno bisogno di una pinzatura frequente per controllarne la forte dominanza apicale: si lasciano crescere i germogli fino a 5 o 6 foglie e poi si tagliano 2-3 foglie, secondo la vigoria di ogni zona. La pinzatura con le dita, ossia mediante l’asportazione delle ultime due foglioline si può applicare solo ad esemplari adulti; negli esemplari giovani frena troppo la crescita, rallentando così il processo di ramificazione.

L’avvolgimento non è che una delle molte tecniche applicabili ai Ficus per conferire forma a tronco e rami, ma è senza alcun dubbio la più pericolosa. I Ficus sono flessibili, quindi modellarli non è compito arduo, ma bisogna fare attenzione alla rapidità di crescita di questa pianta. Se non si presta sufficiente attenzione, il filo può incidere la corteccia velocemente. Per questo motivo è meglio evitare l’impiego di filo sottile e comunque la pratica dell’avvolgimento dovrà essere adottata solo se non si può impiegare la modellatura con i tiranti.

Alla ripresa vegetativa (marzo-aprile) concimare ogni 8-10 giorni abbinando il Concime Bonsan ad Azione Stimolante al Concime Liquido Organico Bonsan. Da aprile a settembre concimare ogni 8-10 giorni,oppure ogni 15-20 giorni con Bonsan Concime Solido Organico Aburukasu, evitando i mesi di luglio e agosto. Da settembre a febbraio utilizzare ogni 15-20 giorni il Concime Liquido Organico Bonsan. Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B.

I Ficus possono essere aggrediti da bruchi e, occasionalmente, da tripidi. Più raro, ma possibile, è l’attacco da ragnetto rosso. Molto più frequenti sono gli attacchi di funghi, che si verificano quando si tiene la pianta in posizione calda, con poca luce, scarsa ventilazione e forte umidità. Sulle foglie appaiono macchie di colore nerastro brillante, muffe coperte a volte da un pulviscolo bianco o vesciche giallognole. È necessario quindi collocare la pianta in posizione più aerata, applicando un fungicida.

(Il millenario Ficus Retusa Linn, collocato al centro del Crespi Museum di Parabiago)






venerdì 23 dicembre 2022

L' ACERO TRIDENTE (Acer buergerianum)

 La pianta di Acer buergerianum (Acero tridente) è un albero a foglia caduca originario della Cina orientale, Corea e Giappone. Possiede una chioma ovale con foglie trilobate (da qui il nome di Acero tridente), lunghe fino a 9 cm, di colore verde scuro sopra, grigio-blu sotto, virano all’arancio-rosso in autunno. Porta racemi eretti di fiori giallo chiaro. Molto particolare anche la corteccia, tende a sfogliarsi in un mix di arancione, marrone e grigio, può raggiungere l’altezza di 10 metri circa. Albero utilizzato nei parchi pubblici, in giardini come esemplare isolato e per la formazione di alberature stradali. Coltivare in terreno acido per avere ottimi colori autunnali.

L' ACERO TRIDENTE COLTIVATO COME BONSAI

Curare il bonsai di acero tridente (Acer buergerianum) è facile. Sono caratterizzati da una vigorosa crescita delle radici, non sono complicati da rinvasare bonsai e sono molto facili da potare. I bonsai di acero tridente non hanno bisogno di molta acqua. Anche lo svernamento è semplice. Tutto sommato, si tratta di un buon bonsai per principianti.

La concimazione inizia in primavera con il germogliare delle prime foglie e termina intorno a settembre. La concimazione viene effettuata ogni due settimane con un fertilizzante liquido per bonsaii (secondo le istruzioni sulla confezione) o ogni 4-6 settimane con concime organico solido (ad esempio Biogold o Hanagokoro).


Nella scuola bonsai concimiamo tutti gli alberi bonsai di acero tridente con fertilizzante minerale (viene somministrato tramite un dosatore automatico di fertilizzante miscelato all'acqua di irrigazione).


Ai principianti, però, consigliamo di usare un fertilizzante organico per bonsai. Nel caso dei fertilizzanti minerali, è facile sbagliare il dosaggio e quindi c'è il rischio di un'eccessiva fertilizzazione.


I concimi organici hanno il grande vantaggio di essere rilasciati lentamente e forniscono nutrienti al bonsai in maniera costante ed equilibrata. Nel caso in cui se ne somministri più del necessario, al bonsai non succederà nulla di grave tranne una crescita troppo rapida e troppo prolungata. Inoltre, esso contiene tutte le sostanze nutrienti di cui l'albero bonsai ha bisogno.

A causa delle radici forti e del numero generalmente elevato di foglie, in piena estate l'acero tridente ha bisogno di molta acqua e dovrebbe anche essere controllato regolarmente per il fabbisogno idrico in inverno. L'acero tridente tollera leggermente di più la siccità occasionale rispetto, ad esempio, all'acero giapponese e le punte delle foglie non si seccano così rapidamente.

Durante il rinvaso si raccomanda di utilizzare un substrato ben drenante (come Akadama) in modo che non ci sia ristagno.

In quanto bonsai da esterno, l'acero tridente ama un posto soleggiato. Solo in piena estate potrebbe aver bisogno di una piccola protezione dalla luce solare più calda intorno a mezzogiorno, poiché i vasi per bonsai al sole possono diventare molto caldi.

L'acero tridente può essere svernato bene nella serra non riscaldata. Talvolta, ci segnalano problemi di svernamento, che non possiamo confermare. Esso tollera senza problemi, anche per 1-2 settimane, temperature pari a -10°C. In nessun caso un bonsai di acero tridente deve essere svernato in un posto troppo caldo, soprattutto non in casa come bonsai da interno.

Per il rinvaso può essere utilizzato qualsiasi terreno per bonsai ben drenante. Il terreno per bonsai giapponese Akadama si è dimostrato adatto a questo scopo. L'aggiunta di Kiryu o di substrati per bonsai come lo scisto espanso è utile per aumentare ulteriormente la permeabilità del terreno bonsai.

Poiché il tridente, come tutte le bonsai di acero, ha una crescita delle radici vigorosa, deve essere rinvasato un po' più spesso. Di solito il vaso è pieno di radici dopo 2-3 anni. Il momento migliore per rinvasare è l'inizio di marzo (quando i germogli si gonfiano). In questo caso dovrebbe essere eseguita una forte potatura delle radici. Spesso il 30-50% delle radici viene rimosso.

La micorriza per bonsai non ha bisogno di essere aggiunta al terriccio. I bonsai di acero tridente crescono molto bene anche senza micorriza.

Con un'adeguata cura, un acero tridente è poco attaccato dai parassiti. Raramente, può verificarsi un'infestazione da funghi, che può essere trattata con i soliti mezzi contro i funghi della ruggine.

L'Acer buergerianum può essere riprodotto tramite semi e talee. 

Il filo per bonsai deve essere controllato regolarmente dopo essere stato applicato. Quando il tridente può crescere liberamente, il filo preme rapidamente sulla corteccia liscia. I segni di pressione che ne risultano impiegano molto tempo a scomparire.

L'applicazione del filo avviene all'inizio della primavera quando le foglie non sono ancora d'intralcio ma i rami sono già diventati flessibili, o alla fine di maggio-inizio giugno, dopo una defoliazione. Anche qui la mancata presenza delle foglie favorisce l'applicazione dello stesso.

Di solito sono sufficienti 4-6 mesi fino a che i germogli su cui è stato applicato il filo mantengano la posizione e affinché il filo possa essere rimosso. Il modo migliore per rimuovere il filo ai bonsai di acero è usare le pinze filo, con le quali è possibile tagliare il filo sul bonsai in piccoli pezzi e rimuoverli delicatamente.

Con alberi giovani si desidera ottenere un tronco più spesso, rami più forti e una ramificazione più fine. Per fare questo, i nuovi germogli vengono generalmente fatti crescere fino a 8-10 coppie di foglie (a volte considerevolmente più lunghe) e quindi ridotte a 1-2 coppie di foglie. Le foglie troppo grandi possono anche essere tagliate. Si tagliano solo le aree fogliari, gli steli si lasciano sull'albero e cadono da soli dopo un po' di tempo. Per una ramificazione più fine si pinzano le punte dei germogli.

Con alberi sani, è possibile eseguire anche un taglio totale delle foglie ogni due anni. Ciò si traduce in foglie più piccole e un colore autunnale più intenso. Una defoliazione non dovrebbe essere eseguita troppo spesso e solo su alberi sani perché l'albero è sottoposto a stress.

Per formare una buona attaccatura delle radici alla base del tronco, le radici fuori dalla terra possono crescere liberamente. Se lo si desidera, potranno rapidamente svilupparsi insieme all'apparato radicale.

Un bonsai viene potato in base agli obiettivi dell'impostazione. Ciò vuol dire che se un ramo deve ispessirsi, l'estremità dovrà crescere liberamente e non dovrà essere potata per tutto l'anno. Se si desidera una migliore ramificazione fine, è possibile tagliare o pinzare 2-3 volte l'anno l'acero tridente in buona salute.

L'acero tridente può essere progettato in quasi tutti gli stili bonsai. Solo lo stile a scopa rovesciata non è adatto. Grazie alla forte crescita delle radici, è particolarmente adatto per lo stile bonsai su roccia. In stile eretto informale (Moyogi), un bonsai di acero tridente è, di solito, molto d'impatto.