mercoledì 28 dicembre 2022

IL CEDRO DELL' HIMALAYA (CEDRUS DEODARA)

 Il Cedro deodara, o cedro dell’Himalaya, è una conifera sempreverde originaria dell’omonima catena montuosa. Dal portamento maestoso e dall’altezza imponente (può raggiungere, specialmente nelle aree di naturale diffusione, i 60 metri), non si può dire che abbia timore del freddo, né delle più ripide ed alte vette: lo si trova, infatti, a quote che vanno dai 1200 ai 3500 metri d’altitudine.

Il tronco è slanciato, e ha una forma colonnare. I rami se ne dipartono orizzontalmente, formando un angolo di circa 90 gradi; quando l’albero raggiunge la maturità, tendono a piegarsi verso il basso, e assumono un portamento pendulo. Assieme formano un’ampia chioma piramidale, con un vertice acuto e pronunciato (elemento che differenzia il Deodara dal vicino Cedro dell’Atlante). La sua corteccia è bruno-scura, e presenta numerose, quanto sottili, fessure e rughe.
I rami più giovani sono tomentosi, ovvero ricoperti di sottile peluria, e hanno una sfumatura grigia se non rossastra. A questi si attaccano le fogliette aghiformi, piuttosto lunghe (sino a 5 cm) e morbide al tatto. Gli aghi, riuniti in gruppetti, detti verticilli, da 10 a 20 individui, crescono solamente sui rami cosiddetti d’annata. Hanno un colore verde chiaro, e un profilo triangolare.
Lo stesso esemplare presenta strobili (strutture riproduttive) maschili e femminili: i coni maschili sono gialli ed arancioni, carichi di polline, che verrà sparso in autunno; i femminili sono verdi, di forma maggiormente cilindrica. Le pigne sono ovali, di dimensioni modeste: non superano i dieci cm, e maturano lungo due anni. Le squame a questo punto si staccano dal corpo della pigna, liberando i semi, che sono alati per meglio diffondersi grazie a vento e correnti.
Il Cedro deodara è stato spesso considerato quale albero sacro: si pensi che in India viene utilizzato per la costruzione dei templi, o dei palazzi regali, o ancora per l’oggettistica sacra e le statue di divinità. Il suo nome in sanscrito, deodara appunto, indicherebbe proprio la provenienza divina (il termine significa pressapoco “albero degli dei”). Plinio e Vitruvio raccontano che il suo “olio” (distillato del legno) venisse usato per ungere e conservare i vecchi libri (così come per imbalsamare le salme). Un libro “degno del Cedro” era infatti, nel mondo antico, un libro considerato di fondamentale importanza per il genere umano: contenente una tale saggezza da dover essere necessariamente tramandato ai posteri. Portato in Europa nel 1822, il Cedro deodara ha oggi una buona diffusione in giardini e parchi. Il Cedro dell’Orto Botanico di Padova, messo a dimora nel lontano 1828, risulterebbe il primo esemplare introdotto in Italia.

Il cedro deodara si può coltivare come bonsai in stile eretto oppure in stile literati.







Proprio davanti alla villa Ghigi (Bologna) si erge un grande esemplare di cedro dell'Himalaya , alto 24 metri e con un circonferenza di 500 cm. Piantato nella seconda metà del”Ottocento nel 1874 da Callisto Ghigi quando acquisi la proprietà .






Nessun commento:

Posta un commento